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al testo proposto da Francesca Grasso
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Io non avevo alle spalle l’aria
ma il tuo essere alato che diceva sono il tuo servo, sali sulla mia vita fino al paradiso. Io volevo passare senza dolore. Io volevo diventare il passato come quella inservibile oscurità sul lago artificiale. Il tuo nome innalzava una colonna fatta dai rintocchi del cuore come colpi di maglio nel lago solare. Il chiaro che facevamo era verdemente conforme ai gorghi dei biancospini – candelabri che alla prima accensione del vento stordivano come se rimanesse solo il fresco del pulito in terra mentre il mondo si levava con il suo catrame secondo l’immane comando della creazione. Così Maria ha inventato l’angelo e gli ha consegnato la sua vita e al posto della vita di Maria in lui echeggia un terreo paradiso. |
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